Insegnando si impara

Archive for giugno 4th, 2011

“O Profe (il vocativo a Firenze è di gran moda così come la “e” proclitica messa spesso in fondo a molte parole), almeno per la cena, scriverà qualcosa di noi?”

“Ma se scrivo sempre di voi… “

Il centro di Firenze ci ha accolti nel suo caldo abbraccio e con il caos turistico del ponte del 2 giugno che in questi giorni ci fa sentire un po’ meno padroni della nostra città.

La cena è stata ottima e abbondante e la taverna che ci avevano riservato, era tutta per noi. Mescolati alunni e professori in tavoli diversi abbiamo scherzato e chiacchierato come non succede in altre occasioni. Tutti belli rilassati, abbiamo provato a lasciare per un momento da parte i nostri ruoli con l’intento di essere un gruppo e … ci siamo riusciti.

Lo scorso anno erano una classe terribile in cui si stava male forse anche per la presenza di un paio di elementi destabilizzanti che riuscivano a creare un clima di tensione e di distacco. A vederli ora, irriconoscibili. Affettuosi, gentili, carini, educati… sì, insomma, cresciuti.

Hanno convenuto che il fatto di essere tutti maschi, in fondo è stato un bene; che non hanno sentito poi così tanto la mancanza delle ragazze in classe, anzi, meno problemi, meno distrazioni, meno litigi e più libertà nel modo di essere. Scherzando sul ritardo di due compagni che arrivavano da lontano, hanno infine esclamato: “Vede Profe, noi le prime donne ce le abbiamo lo stesso!”

Il gruppo degli “etilisti” ha veramente esagerato nel bere. Ho provato a chiedere cosa ci sia di così divertente a stare male annebbiati dai fumi dell’alcol e nel non ricordarsi poi nulla di quello che è successo durante tutta la serata ma non mi hanno saputo rispondere se non: “Profe, non si preoccupi, io lo reggo bene!” ma non si regge bene quando si va oltre e quando palesemente si vede che si è in difficoltà cognitiva. Non si dà una grande prova di sè, in questi casi, specialmente se si esce con delle signore.

Fuori dal locale per fumare una sigaretta, sono rientrati di corsa per venire a cercare fra i presenti il più bravo ad inglese. Venuti in contatto con un gruppo di ragazze australiane, non erano in grado di comunicare se non a gesti. Al più entusiasta del gruppo, ho fatto presente che forse, se avesse studiato un po’ di più, non si sarebbe perso un’occasione, suscitando l’ilarità della compagnia.

“Profe, ma lei cosa si vorrebbe sentir dire mentre cammina per strada?”

“Io, per strada, da uno qualsiasi, non mi vorrei sentir dire proprio nulla”

“No Profe, non ha capito, per attaccare discorso con una ragazza, cosa sarebbe opportuno dire? Tipo: scusa, hai una sigaretta?”

“Per l’amor del cielo! Anche lo scroccone di turno? Certo che, anche se il tempo passa, voi maschi davvero non vi sapete inventare niente di nuovo!”

Per dimostrarmi che forse mi sbagliavo, si sono così impegnati a servirmi al tavolo, dimostrando galanteria, ad intrattenermi raccontandomi le loro avventure, rendendomi partecipe, a promettermi che mi avrebbero lavato la macchina e … dalla Moldavia, con amore, mi è stata regalata una bellissima rosa rossa.

Dolce, brindisi ben augurante e foto ricordo (che andranno tutte su facebook), hanno completato la serata.

Bravi! Siete davvero pronti per l’esame di maturità (a me ancora piace chiamarlo così).



"Profe, ma un blog lei, quando lo apre?"
E allora, eccolo!
Qui si racconta cosa succede nelle mie classi, come il tutto venga vissuto da me, dai miei alunni e dai miei colleghi.
Non credo affatto che la "scuola vera" sia solo quella che sprezzantemente occupa le prime pagine dei giornali con alunni somari e maleducati, con insegnanti depressi e fannulloni, non è questa la verità! Voglio raccontare la mia.
Buona lettura a tutti.

CARPE DIEM

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