Insegnando si impara

Il primo giorno di scuola (ufficialmente) era ieri 12 settembre.

Ma come si fa a considerarlo tale se entrano solo le classi prime e te non hai lezione con loro? Come si fa se si è un’insegnante del triennio e non si ha in orario nemmeno un’ora di lezione ma ben tre ore a disposizione? Come si fa a dire: “La scuola è iniziata” se non si può fare nemmeno l’appello perché i tuoi ragazzi entrano il giorno dopo? Non si può, non si può. Quindi per me, il primo giorno di scuola, è stato oggi 13 settembre che ad onor del vero dovrebbe portare, notoriamente, parecchia fortuna a chiunque. Eppure … qualcosa di strano … c’era e non mi sono resa conto di cosa fosse fino a quando non sono tornata a casa. Mancava qualcosa … ma cosa?

Per la prima volta, in tanti anni, è venuta meno una piacevole tradizione. Era consuetudine che, gli ex-alunni, quelli appena diplomati, venissero il primo giorno di scuola a fare “il chiasso”. Entravano festanti nelle loro vecchie classi, si riappropriavano dei loro vecchi posti nei banchi passando una sorta di testimone ai nuovi diplomandi, facevano raccomandazioni ai compagni e salutavano i ripetenti sfottendoli  per la prolungata permanenza. Era una piacevole abitudine, era un voler ritardare in qualche modo il distacco, era un cercare di affermare comunque il concetto (ancora) di appartenenza, era un modo per smitizzare in qualche maniera lo spauracchio della “quinta”, era… una festa.

Stamani, non è venuto nessuno. Che peccato!