Insegnando si impara

ULTIMO ATTO: IL PACCO E LA CERALACCA

Posted on: 30 giugno 2023

Ai tempi dell’esame “tecnologico” con i plichi telematici al posto delle buste di plastica con dentro le tracce del compito da aprire con le forbici davanti agli studenti e consegnati a scuola dai carabinieri, con i registri elettronici e i verbali che finiscono nel cervellone del Ministero, con le relazioni di PCTO digitali e le LIM per scrivere le mappe concettuali relative alla proposta di argomento per la prova orale, alla fine, leggendo l’ultimo verbale, si trova scritto:

«Si procede, poi, alla firma di tutti gli atti ed alla preparazione del plico che raccoglie … Il plico viene infine chiuso e su di esso vengono apposti n. ….. BOLLI DI CERALACCA, con impresso il timbro della scuola. Tutti i componenti della Commissione presenti appongono la propria firma sul plico che sarà consegnato per la custodia al dirigente scolastico».

Poteva la scuola cancellare di colpo sigilli e ceralacca? Certo che NO!

Quasi per magia, alla porta dell’aula dove ha sede la commissione esaminatrice, si presenta il delegato di turno del Dirigente Scolastico con una stecchetta di ceralacca rigorosamente rossa e un non meglio identificato “pentolino” per lo scioglimento della stessa.  

E’ questo per me il momento più odioso di tutto l’esame. Chi viene scelto per mettere a punto la procedura? Chi meglio di un ingegnere per realizzare un “troiaio” (come si dice in Toscana) di portata mondiale? Chi è l’unica che ha un accendino da poter usare per dar fuoco a tutto?

Tutte le volte e dico tutte, quello che succede è più o meno questo:

nessuna scuola ha a disposizione un fornellino per scaldare a bagnomaria la ceralacca (è vietato per problemi di sicurezza) quindi ci si può ustionare tranquillamente usando la fiamma viva dell’accendino direttamente sulla stecchetta di ceralacca per diversi minuti prima che si sciolga. L’operazione deve essere compiuta in un’unica volta dato che l’accendino, dopo un tale stress termico non si tiene più in mano una seconda volta, la stecchetta nel frattempo, sciogliendosi ad alta temperatura piglia fuoco sulla punta emanando un puzzo indicibile e colando fiamme incandescenti da per tutto: sui banchi, per terra o nel ciotolino metallico se va bene. Se va male, direttamente sulla carta da pacchi del plico che prende fuoco immediatamente. L’accendino è da buttare, almeno un paio di galle te le sei fatte sulle dita e la quantità di ceralacca che forse sei riuscita a sciogliere non è sufficiente per apporre il sigillo. A questo punto serve il timbro di metallo che andrebbe bagnato nell’acqua per non far rimanere la ceralacca attaccata ad esso e non sul plico. Ma il bicchierino d’acqua non c’è (a volte è capitato di dovere addirittura sputare sopra al timbro) se c’è è di plastica e se si riesce a non sciogliere il bicchierino e a far raffreddare la cera è veramente un miracolo.

Alla fine l’idea di aver scelto di apporre solo un timbro sul plico risulta vincente ma i segni della ceralacca sparsa dappertutto rimarranno per anni con somma gioia dei custodi che dovranno tentare di pulire senza riuscirci.

Quest’anno però fermamente ho convinto i miei colleghi di commissione a non usare questa ormai antica e obsoleta usanza. Abbiamo realizzato un “pacco” eccezionale, scotch su tutti i lati, timbri ad inchiostro su ogni piegatura, innumerevoli firme su tutti i lati per garantire una chiusura ermetica e spago a doppio giro per assicurarne il bloccaggio.

Missione compiuta: accendino salvo, nessuna ustione, scampato pericolo di incendio, banchi puliti e pacco consegnato confezionato meglio di un regalo di Natale.

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"Profe, ma un blog lei, quando lo apre?"
E allora, eccolo!
Qui si racconta cosa succede nelle mie classi, come il tutto venga vissuto da me, dai miei alunni e dai miei colleghi.
Non credo affatto che la "scuola vera" sia solo quella che sprezzantemente occupa le prime pagine dei giornali con alunni somari e maleducati, con insegnanti depressi e fannulloni, non è questa la verità! Voglio raccontare la mia.
Buona lettura a tutti.

CARPE DIEM

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