Insegnando si impara

#ringraziaundocente

Posted on: 4 Maggio 2017

Ida Biondi

Arrivò trasferita da Siena proprio l’anno della mia quarta ginnasio e fu subito “sbattuta” nell’ultima sezione del prestigioso liceo classico della città gigliata, come conveniva ai nuovi insegnanti.

Labbra carnose. Occhi grandi truccati con mascara e linea di contorno marcata dietro gli occhiali di tartaruga. Capelli lunghi raccolti in una crocchia ornata da fasce multicolore. Fronte alta e sorriso largo ma severo.

Nonostante da ragazza fosse stata, secondo me, una bellissima donna, non aveva mai voluto sposarsi per scelta, per convinzione.

Repubblicana di fede politica dichiarata, non ha mai tentato di influenzarci minimamente da quel punto di vista sostenendo la libertà di pensiero e di opinione come unica verità.

Appassionata di archeologia, ci raccontava dei suoi bellissimi viaggi mentre spiegava la Mesopotamia.

Leggeva in greco e traduceva in latino o viceversa, per lei non faceva differenza.

Ogni settimana facevamo un compito in classe: italiano, latino, greco. Poi si ricominciava il giro: italiano, latino, greco, fino alla fine dell’anno scolastico.

Durante le sue ore non volava neppure il fantasma di una mosca, nonostante fossimo, il primo anno, una classe pollaio: 31.

Terrorizzati dalle continue gare di verbi a cronometro, studiavamo come matti.

Aveva comprato una macchina da scrivere con i caratteri in greco per stamparci le versioni da tradurre nei compiti in classe sulla famigerata carta velina. Cinque brani diversi da spargere per tutta la classe seguendo la piantina della posizione dei nostri banchi in modo tale che il compagno o la compagna a cui veniva assegnato il compito uguale al tuo distava almeno due banchi da te: impossibile consultarsi, chiedere un vocabolo o sperare in un suggerimento. Nessuno poteva copiare.

Donna di immensa cultura, potevi parlarci di tutto, lei aveva sempre delle risposte.

Citava a memoria, poesie, odi, Divina Commedia, Odissea, Eneide; in italiano, in greco, in latino, con metrica o senza e noi imparavamo a memoria cercando di imitarla.

Era la nostra “insegnante unica”. Passavamo con lei tre, quattro o cinque ore al giorno. Ci ha sfiancato, studiavamo di continuo, non avevamo un pomeriggio libero ma con tutto quello che abbiamo imparato al ginnasio, abbiamo vissuto di rendita per i restanti tre anni di liceo.

Pochi mesi dopo il mio matrimonio la rincontrai per caso. La invitai a casa per un pranzo insieme. Si ricordava di tutti i miei compagni e delle mie compagne di classe. Chiese notizie di tutti interessata di conoscere dove la vita ci avesse infine condotti. Mi portò in dono un bellissimo amuleto Tuareg d’argento che aveva realizzato lei appositamente per me facendomi scoprire che era appassionata anche di arte orafa oltre ad essere una notevole pittrice. Mi confessò di essere contenta della scelta universitaria che avevo poi fatto finito il liceo perché come sottolineò lei ” … anche se non hai mai avuto problemi scolastici, si vedeva benissimo che non eri proprio portata per le materie umanistiche ma la tua forza di volontà alla fine ti ha fatto fare cosa volevi. Solo le persone intelligenti lo possono fare. Sono orgogliosa di te!”

Di me!? E io che avevo avuto sempre la sensazione di non essere stata all’altezza delle sue aspettative!

E’ proprio vero, solo dopo che sono passati molti anni e che l’adolescenza ormai è solo un ricordo lontano, ti accorgi chi erano i migliori insegnanti, capisci da chi hai veramente imparato qualcosa, chi ti è stato d’esempio poi nella vita reale e a chi hai cercato, o forse cerchi tutt’ora, di assomigliare.

Alla fine, solo alla fine, capisci quanto, i bravi insegnanti ti abbiano dato, senza nemmeno che tu te ne accorgessi.

Grazie di tutto Professoressa Ida Biondi.

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"Profe, ma un blog lei, quando lo apre?"
E allora, eccolo!
Qui si racconta cosa succede nelle mie classi, come il tutto venga vissuto da me, dai miei alunni e dai miei colleghi.
Non credo affatto che la "scuola vera" sia solo quella che sprezzantemente occupa le prime pagine dei giornali con alunni somari e maleducati, con insegnanti depressi e fannulloni, non è questa la verità! Voglio raccontare la mia.
Buona lettura a tutti.

CARPE DIEM

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